sergiomazzanti |
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| Giusta domanda... E' proprio questo il "pomo della discordia". Dopo aver parlato con David credo ci siano almeno due concezioni diverse dell'adesione - Gli aderenti sono coloro che almeno in potenza partecipano - Gli aderenti sono quelli che sono d'accordo con quello che facciamo Io non ho niente in contrario con nessuna delle due concezioni, ma a seconda della scelta devono derivare diverse condizioni. Se prendiamo l'adesione all'associazione come un "fate bene!", credo che questo deve per forza di cose contemplare un diverso potere decisionale. Chi da un paio di euro (o addirittura zero, come propone David) e non da alcun contributo non è moralmente giusto che abbia lo stesso potere decisionale di chi si fa un culo così, e spende tempo e denaro (fosse solo per la benzina o il biglietto dell'autobus per muovere il culo). E' come quando abbiamo votato una cosa con la condizione che ci fossero almeno X persone che l'attuassero. Se abbiamo, per eccesso, 100 iscritti passivi e uno solo attivo, l'associazione non è un'associazione. Se invece prendiamo l'adesione come un "lavorerò con voi", allora 10 o 15 euro sono una cifra ridicola (chi vuole davvero aiutare di fatto ne spende molti di più). Oppure, di converso, se uno davvero non c'ha sti 15 euro, ma ha tempo ed energia, ben venga l'esenzione dalla quota associativa. Con la mia proverbiale tendenza alle "vie di mezzo" si potrebbe valutare un'adesione attiva e una passiva; le votazioni dovrebbero quindi essere divise in votazioni per gli attivi e per i passivi. In questo caso gli iscritti "passivi" potrebbero avere una quota libera (tra l'altro non è detto che mettendo la quota libera si facciano meno soldi che facendo una quota fissa; per esperienza con la quota fissa quasi tutti danno il minimo, con quella libera ti capitano picchi per eccesso che pareggiano o superano i picchi per difetto). Entriamo però in un campo un po' delicato e "fluttuante". Difficile capire chi è attivo e chi è passivo.
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